Negazione

Più di ieri oggi mi nego.

Febbricitavo.

Penzoloni giacevan le braccia

e nell’astenia dell’insonnia,

oscuro perché, ignaro in sogno,

mi congiungevo con N che, per legge,

portava un cognome non suo

perché non aveva ignota la madre.

Qualcuno aveva spiegato.

Su un foglio scritta

la mia identità,

figlio di solo padre,

oscura la maternità.

Grido ora la mia negazione,

discontinui, urlati

recito i pensieri

così come son sorti

senza più narrazione,

lamenti sgorgati

dal silenzio del petto

solo a me comprensibili.

Più di ieri mi nego

e oggi rinarro tutte le azioni,

nate slegate,

in un tempo continuo

e consento a me ed agli

altri di interpretarle

nella medietà di un tempo corrente.

Nudo io ero e mi

hai insegnato  a vestirmi

scalzo camminavo

ed ora ho i piedi coperti

ogni tecnica da te

ho avuto per usar

le parole e comporre pensieri,

della coscienza del mio limite

mi hai dotato ma tu, feroce,

la dimenticanza di esso

hai negato

e mi costringi ad una costante

negazione di me per oscurarlo.

“Non saper il futuro

val più che saperlo”.

27 Febbraio  2020

Ciro Gallo