Lascia a me la scelta.
Pensi davvero che io debba
credere alla favola
che il destino del mondo,
di questo mondo,
resti solo nelle mani
di uno più giovane di me
solo per la sua età
e rinunciare alla mia vita
perché egli produca,
ma per cosa e per chi?
e che tu possa decidere
che io non valga la pena
e possa morire
togliendo a me ogni decisione?
Lascia a me la scelta.
Fammi, mia sponte,
abbandonare il desiderio.
Forse che la sua giovinezza
è di per sé
un ideale più forte
di quello che tuttora
anima la mia vita
e che ambisce
alle sorti di tutti?
Se così fosse
io potrei lasciare
perché le mie forze
son quasi spente
e le sue vigorose.
Ma tu, che
la crudeltà del momento
ha investito del potere
di vita e di morte,
ma che, superato il disagio,
diventi tutt’uno
con la sua onnipotenza,
ti chiedi, nell’atto di questo
tuo personale giudizio,
quanto possa valere
un giorno, un pensiero
di un vecchio
nei confronti di chi lo ha ceduto
al mercato del disimpegno?
Pensaci, ti accorgeresti
quanto valga per gli altri
un suo discorso
una sua frase
una sua parola.
Allora in umiltà
sarebbe meno paralizzante
la tua decisione.
29 aprile 2020
PS . Questa poesia è dedicata a Salvatore Veca, raffinato intellettuale, e a quelli come lui, utili alla nostra, ancora continua, crescita di persone mature. Gli ultimi versi, che lo citavano espressamente, sono stati modificati, rendendoli più generali e meno specifici, anche se così sembra che ci sia un appello alla bontà del potere(perché ci risparmi) e non un affermazione della dignità e utilità nostra di anziani.
Ciro Gallo