Banditori

Passavano, ancora quando io ero bambino, banditori, forniti di una specie di tronco di cono metallico cavo,  con uno slargo alla estremità più stretta  da appoggiare alla bocca,  che usavano, antesignano del moderno megafono, per amplificare la voce. Avvisavano la cittadinanza dell’arrivo di merci,  degli spettacoli in piazza e soprattutto della messa all’incanto della roba pignorata. Erano uomini del popolo, poveri, che sbarcavano il lunario prestandosi ai committenti  per pochi soldi. Da sempre gli stessi nella sorte, i nipoti , i pronipoti dei banditori che,  nei secoli passati, annunciavano “bandivano” le disposizioni delle autorità . Con voce stentorea andavano per le strade, di piazza in piazza, richiedevano e attraevano l’attenzione delle persone. Leggevano e all’occorrenza spiegavano gli editti.

Oggi non ci sono più banditori ma giornalisti televisivi, leggono e commentano gli editti ma non li spiegano. Si fanno cassa di risonanza del potere di turno. Allora ho deciso di trasformarmi io in un banditore.

Mi è sembrato  conveniente, ricordando gli editti, indirizzati alle popolazioni meridionali, durante il risorgimento e gli inizi del regno d’Italia e finiti tutti con repressioni e massacri, riportare le ultime possibili attuali disposizioni in dialetto siciliano.

Di seguito viene riportato  l’editto in originale con a  fianco  la traduzione del testo.

Ciro Gallo