Ibra

Lo abbiamo ammirato, l’abbiamo persino amato. Alla fine ci è comparso patetico, con quelle sue braccia aperte da Corcovado, pantocratore . E non per abbracciare gli altri, il mondo, in un atto di benevolenza, ma una  megalomane dimostrazione di onnipotenza, di indispensabilità, di unicità. Io sono Ibra,  il dio del tuo calcio!

Poi lo abbiamo guardato bene. Aveva le occhiaie, la voce roca , il parlar quasi spezzato. Per un momento aveva avuto dubbi, lasciando sconvolti tutti i cantori dell’eclatante costruito, per impressionare.

Lo abbiamo amato e continuiamo ad amarlo, ora che abbiamo toccato anche in lui l’inevitabile natura della sconfitta e dell’età.

Ciro Gallo