Jacques Anquetil

All’alba

lucidi di brillantina i capelli biondi

il naso aquilino

Anquetil inforca una bicicletta arruginita

e vola per una tappa senza traguardo.

Spropositatamente lunghe le gambe

legate al corpo, indipendenti da esso

pedalano scoordinate lasciandolo terribilmente indietro,

una nebbia pesante tiene coatti i pensieri

ed ogni loro conato.

 Fermo, per la strada, a contrattare

in un misto di bretone e slavo

il sudore di una puttana.

Il  ventre vomita uno sperma urinoso

ed inzuppa le  gambe di ricordi .

Un sangue di  madre ha lordato

tutta una parete della stanza in cui ha partorito

un vagito in braccio ad una mammana

che ha appena lasciato i suoi avventori nell’altra stanza.

Il viso cereo nasconde un mondo irreale

e di carta velina che si allontana.

Inspiegabile la colpa di un nato 

a spese di una madre.

Anquetil pedala veloce  verso

nessuna meta.

Attonito ed ottuso un padre, diviso tra l’amore ed il dolore.

L’odore dell’erba è scomparso

lasciandomi inerme avvolto nello scialle scuro della solitudine

e nella umiliazione del desiderio di morte.

                                                    20/8/2001

Ciro Gallo