Il mezzanino della metropolitana della stazione centrale era allora buio; dava un senso di sporco polveroso. C’ era meno gente di adesso. Stazionavano per tutto il giorno venditori e sfaccendati di ogni specie e studenti che, a corto di voglia, sbarcavano il lunario cercando di venderti libri o altre mercanzie. Tutta una fauna mista, un po’ promiscua. Ingrid era una giovane danese avvenente e plumpy, alla ricerca di qualcuno che la mantenesse.
In un angolo, discosto, dove ora ci sono gli ambulanti senegalesi, un tavolo pieghevole, accostato al muro, che ogni tanto si apriva, quando la ronda dei due poliziotti si allontanava. Attorno si radunavano cinque, sei o sette persone. Il maneggiatore, i due suoi compari e qualche ammalato del gioco. Le tre carte volavano veloci da destra a sinistra e viceversa, una cadeva al centro. “dov’é l’asso, dov’é l’asso?” chiedeva come invito il “prestigiatore”. Una mano appoggiava con foga mille lire sull’ asso vincente. Era pero’ quella del compare.
Spinto dal desiderio, inebetito, quasi fuori di sé qualcuno puntava e perdeva. E così per più volte , interrotte di tanto in tanto dalle vincite dell’altro compare. Tanto veloce era il volo delle carte che non ci si accorgeva del trucco e della truffa.
Leggo ora i dati dell’ISTAT e quelli del governo sulla disoccupazione e non faccio che pensare al gioco delle tre carte. So per certo che che c’é il trucco.
Bet and win. Sorry, you lost!
Ciro Gallo