Dubbi : much ado about nothing.

Perché non scrivere?

Cosa mi blocca, mi ostacola?

Credo che culturalmente possa non venir accettato da mio padre?

Mio padre è morto. E anche se in vita col suo sistema di pensiero avrebbe dissentito forse da questo mio vezzo o volontà, ora non rimane alcun impedimento, se non la paura di riuscire!

Ed è proprio vero che avrebbe avuto a lamentarsi o è forse un mio spauracchio, uno spaventapasseri da cui farsi allontanare dimenticando di averlo piantato? Una storiella raccontatasi per crearsi un capro espiatorio dietro il quale nascondersi a seguito dei propri insuccessi, o semplicemente dalla paura di aver successo.

Scrivere presuppone quindi non conoscere un fine, la fine, cosa alla fine si sarà scritto, quale sarà l’ultima sillaba prima del punto finale.

Ma non è forse l’ incarnazione stessa della vita? Strade che si intersecano costantemente senza sapere verso dove si muoverà l’ ultimo passo o a esser più precisi senza saper nemmeno ove verrà posato il passo successivo. E non è forse questa una delle più eclatanti paure dell’ uomo…..per non parlare della donna, muovere passi senza avere la certezza di un risultato certo, e spesso, quasi sempre l’ attesa di una disattesa risposta di un’ altro risultato.

“Altro” perché  crediamo di aver chiaro o perlomeno crediamo di SAPERE dove stiamo andando; e invece quando non brancoliamo nel buio siamo preda di miraggi sogni fantasie che si susseguono in rapida successione e ai quali ci abbandoniamo senza riflettere, porci domande, senza nessuna consapevolezza del meccanismo che ci divora, ci inghiotte, e al quale diamo costantemente credito prendendolo per vero. Un sistema fatto di pensieri parole suggestioni sensazioni al quale diamo un’ interpretazione. Un’ interpretazione di io sono , io faccio, io dico, io penso, io sogno, io desidero, ma che in fin dei conti spesso non è altro che un insieme di credenze, un collage di espedienti da mostrare per nascondere ciò che in fondo ci fa più paura: noi stessi.

E per nasconder questo “noi stessi” insceniamo le pantomime più impensate e disparate. Lotte fratricide, guerre infinite per non vedere quello che l’ altro rifrange di noi, quello che con occhi altri siamo pronti a giudicare e biasimare senza remore per certi che siamo che sia “al di fuori “ di noi, non ci appartenga, non ci tanga, non scalfisca l’ immagine posticcia e patinata che abbiamo creato di noi stessi. Un immagine creata con cura ed ad arte, puntellata con mille artifici ed estenuanti difficoltà; un’ immagine pesante, qualsiasi  sia la forma, da mantenere.  Un’ immagine, che per mantenere, facciamo di tutto. Impauriti dalle aperture che l’ altro può creare in noi, o meglio, dalle aperture che tramite l’ altro si possono creare in noi, dai dubbi che l’ altro può aprire in questa corazza che ci siamo cuciti addosso e che tanto lottiamo per difendere.

Così l’altro diventa il nemico, da abbattere, tacciare, scoraggiare, subissare, per sentirsi al sicuro. Al sicuro di un castello di carte costruito o costruitosi che può frangersi al primo alito di vento.

E per nascondere cosa poi?

L’ umana realtà?

Un intricato e ingarbugliato sistema per nascondere qualcosa di tremendamente pauroso….che infine di pauroso poi non ha niente?!?

Un’ insieme di inganni sotterfugi grida sputi e affanni a far sparire ciò che non ci piaceva sotto il tappeto e poi??!

Poi da nascondere non c’ era niente,  di pauroso non c’ era niente di riprovevole o colpevole tanto meno…

Quindi!!??                                                                Quindi……tanto rumore per nulla !!

Manuel