Job’s act.

 

A proposito dei modelli e delle ispirazioni ideali di Matteo Renzi, voglio riportare 2 articoli, usciti di recente ( dicembre 2014) sul Guardian, per far capire dove ci porterà la politica del lavoro del “nostro” presidente del consiglio-segretario PD.

“Lavori poco pagati e non fissi (non sicuri) hanno portato un enorme numero di famiglie alla povertà. 2/3 di chi ha trovato lavoro nello scorso anno ha preso un lavoro con paga inferiore a quella necessaria per vivere. Considerando i passati dieci anni , il guadagno tra le persone meno abbienti é sceso di almeno il 10 %. Il costo della vita, calcolato in sterline per ora, é molto piu’ alto di quello del salario minimo orario. Tante famiglie sono ridotte ad un stato di  povertà, dovuta  al vasto incremento di un lavoro non sicuro,  a contratti a zero ore, a lavoro part time o a un lavoro autonomo mal retribuito, tale da non  poter pagare più l’affitto , costrette così a diventare homeless.”

Qualcuno si é chiesto come mai una economia in ripresa come quella Britannica abbia ancora  così tante persone che vivono in  povertà  .

La risposta é stata : “bassi salari ed il costo dei beni essenziali. Bisogna contrastare la povertà alle sue radici con una vera politica del lavoro e dei salari”

 

Una ricerca dell’università di Oxford   evidenzia come in questo periodo  ci sia stato un drammatico ritorno dell’idea di classe sociale.

Nel 1990 John Major   annunciava un piano per fare della Gran Bretagna una genuina società senza classi. Nel 1997 Tony Blair, il faro del nuovo PD, confermò  : “la lotta di classe é finita!” Parlava di combattere l’esclusione e di incrementare la mobilità sociale.

“Oggi, alla luce della crisi economica e delle politiche sociali”, già intraprese da Blair ed attuali tra gli esponenti renziani, “la mobilità sociale é ancora molto viva. Peccato che sia nella direzione sbagliata”.

A mio parere c’é un radicamento  , una forbice ampia tra chi é sempre più ricco e chi é diventato povero raggiungendo gli altri, sempre più poveri. C’é ormai un assenza di territorio intermedio. E chi per un motivo o per un altro é tra i primi richiede per sé uno stato sociale, di classe, diverso. Di questo non sono esenti anche alcuni ed alcune politiche del partito democratico . Per non citare le giovani ladies o la signora Melandri, vi ricordate la battuta sulle bidelle della onorevole Finocchiaro?!

L’impoverimento, la distanza sociale, anche con chi dovrebbe rappresentarti,  porta al disamore, alla delusione, alla rabbia, alla esasperazione, all’esclusione e, di seguito, al populismo.

Ciro Gallo