Avevamo scelto il compagno (ci si perdoni la parola) Bersani perche’ ci faceva pensare alla concretezza e capacita’ di un vero labourista.
Lo avevamo, memori della nostra cultura contadina, assimilato ad un onesto trattore, di quelli che mai ti daranno una fregatura. Pronto pero’ a togliersi il grembiule ed ad indossare il vestito di un leader sobrio e non parolaio.
La sua onesta’ ci faceva pensare a Garrone, personaggio deamicisiano schietto e sincero.
Bonario e saggio come un Tino Buazzelli nell’interpretazione del Buon Cazzone.
Garrone il buon cazzone ci veniva facile chiamarlo, contro l’insussistenza di molti degli altri politici.
Lo abbiamo seguito nella crisi-governo- monti. Lo abbiamo visto arrampicarsi sugli specchi, come reticente, omissivo, poco trasparente, quasi costretto a nascondere verita’ o condivisioni, dare l’impressione di poca conoscenza dei fatti , parlare costantemente degli altri , del passato, “minacciando” qualcuno di non accendere le polveri, dimentico che i fiammiferi gieli stavamo dando noi. Aveva detto che “la nostra gente ha molto sofferto”, che aveva dovuto accettare la riforma Fornero. Abbiamo penato per lui nel suo tentativo di governo. Ci faceva soffrire la sua apparente bonarietà’ a confronto con l’inconcludente arroganza dei grillini. Anche se con un po’ di disappunto, per le sue precedenti contraddizioni, lo abbiamo seguito nella minoranza del PD.
Ora restiamo interdetti e sorpresi all’annuncio che voterà’ si’ al job act per disciplina di partito.Quale partito , quello espropriato da Renzi?
Dobbiamo farcene una ragione e’ rimasto Garrone ma ha perso il buono davanti all’altro sostantivo.
Cazzoni anche noi!
Ciro Gallo