E tu con chi sei?

Lo incontrai il professore , un giorno, in corso Sempione, fermo al semaforo, pronto ad attraversare. Corsi  ad abbracciarlo ed egli mi ricambiò l’abbraccio con affetto. Era stato per un anno il mio primario. Colto, strano, a volte bizzarro come un mulo che scuote la testa, ma sempre amorevole. Aveva avuto grande stima di me. Restammo a parlare per un po’. Forse ero solo io a farlo, con il rispetto e l’amicizia che mi legava a quell’uomo. Poi ad un tratto, dopo un breve silenzio, egli esclamo’ : ” Io mi chiamo C. e tu come ti chiami?” Sconcertato restai basito, guardai i suoi occhi chiari, inespressivi, persi nel nulla e tristemente capii.

Strano dicevo, come complicata era stata la sua storia professionale e strana la sua gioventù.  Aveva giocato a calcio in una delle squadre minori dell’Inter. Il tifo l’aveva accompagnato anche negli anni della maturità.  Ancora nei primi anni dopo il professorato era solito recarsi a S. Siro. Allora non esistevano tornelli e tessere elettroniche, c’erano solo i controllori. Tu arrivavi al cancello e mostravi il biglietto. A volte quando non lo avevi stringevi la mano all’addetto, che subito percepiva la banconota “a sorpresa” e ti lasciava passare.

C. si presentava al cancello, di volta in volta uno diverso, elegante, sicuro, guardava in faccia  l’uomo ai controlli e voltando il viso lievemente indietro diceva: “questi signori sono con me” e passava. Nella ressa il controllore non contava quanti biglietti poi gli mostrassero i “signori” sconosciuti che seguivano il Prof. E così  continuò a lungo, fino a che una domenica di fine campionato, con pochi tifosi, C. si presentò  al cancello ripetendo la formula magica : “questi signori sono con me”. Questa volta l’addetto ai controlli  che aveva il fiuto del questurino ed  era dotato di spirito, di rimando, gli chiese : ” e tu con chi sei?” E’ fu da quella volta che il Prof raramente mise più  piede in uno stadio. Smise di comportarsi da furbo, anzi da quel momento  avversò la furbizia e ammirò sempre le persone corrette, e questo ci trasmise. Ora noi, che non vogliamo esserlo, li detestiamo i furbi, soprattutto se presidenti del consiglio.

Va Matteo Renzi a meetings ed happenings a mostrare e vendere la sua furbizia. In uno di questi, nella foga dell’arzigogolo di essa, facendo finta di dimenticare il suo precedente colpo da maestro, ha dichiarato : ” Letta é uno di noi”, come a dire egli e’ con me. Ma noi, memori dell’omino che mise a posto il prof. C. al cancello dello stadio, gli chiediamo:  “e tu Renzi con chi sei ?”

Ciro Gallo