Ognuno di noi ha o ha avuto le nonne. Io, come tutti, ne ho avuto due: una un “prefetto di ferro”, l’altra, di grande integrità morale, piena di umanità . Ma questo cosa c’entra con la Cancellieri? C’entra , c’entra!
La ministra, oggi discussa, afferma di essersi mossa per senso di umanità. Lasciando perdere il fatto che questi movimenti continuino a segnare la separazione tra “noi” e “loro”, tra chi “appartiene” ed ha a chi rivolgersi e chi ” soffre una crisi di adattamento” al carcere e rimane solo, senza alcuno che possa telefonare, nessuno nega il ‘moto umanitario” di Annamaria. Chi può’ avere l’arroganza di mettere in dubbio un sentimento tutto soggettivo? Non sarebbe scientifico, nessuna contro- dimostrazione lo potrebbe negare.
Superficiale e ridondante, come sempre, é il battage giornalistico sulla telefonata a favore della detenuta Giulia Ligresti,”anoressica”, con sintomi di “disadattamento”. La ministra potrà dire, come afferma, di essersi mossa allo stesso modo per almeno altri cento “identici” casi.
Esiste però qualcosa di più grave nella telefonata della signora Cancellieri all’amica Gabriella , compagna di Ligresti. Riportiamo :
Cancellieri : ” Senti, non é giusto, non é giusto, lo so….povero figlio, me l’hanno detto, me l’hanno detto. Comunque guarda, qualunque cosa io possa fare, conta su di me…….”
Al sentimento di una amica di vecchia data, senza scomodare il figlio che ha lavorato in FonSai con e per i Ligresti, non si può porre limiti. Esistono impeti di “umanità”, al nostro interno, irrefrenabili, si e’ disposti a fare qualsiasi cosa! Il limite che pero’ un ministro della giustizia ha il dovere di porsi e’ quello racchiuso nel “non é giusto, non é giusto”. Cosa non é giusto, che i magistrati, i “suoi” magistrati abbiano fatto arrestare Salvatore Ligresti e i figli? Avrebbero i giudici commesso una ingiustizia?
La ministra sembra contestare l’onestà di comportamento degli stessi, dando adito a pensare che la magistratura abbia agito ( o agisca) per capriccio, con superficialità e addirittura con prevaricazione!
Lasciamo andare, non attacchiamoci al “povero figlio”. Avendo ella dimestichezza con la Sicilia, ognuno sa che l’espressione é idiomatica di quella terra. Lo si dice per chiunque abbia avuto una disgrazia o una disavventura, altrimenti altro che “povero figlio”, visti i capi di imputazione!
Ed Ecco che tornano le nonne.
Ma non aveva detto, una delle tante volte, che ella, la Cancelieri, avrebbe preferito fare la nonna? Ecco, si dimetta e vada a fare la nonna. Con i suoi nipotini nessuno le contesterebbe o metterebbe in dubbio la sua umanità!
Ciro Gallo