Il teatro era quello dell’oratorio, lungo e stretto ed anche buio. Le sedie raccattate qua e là, spaiate, di ogni specie. La compagnia era di dilettanti. Nino però era perfetto nei suoi ruoli. Alto, spilungone, ricurvo in avanti, stempiato ai lati della fronte, il naso adunco, un pomo di adamo prominente. Una faccia quasi da uccello. Niente da invidiare a Totó nella sua interpretazione de “La patente” di Luigi Pirandello. Ma il suo massimo lo dava ne “L’aria del continente”, in un libero adattamento dell’opera di Nino Martoglio.
In breve. La storia tratta di un gonzo, rincivilito commerciante che si invaghisce della “continentale”. Affabulatrice personaggio che era tornata in paese, Caropepe, dopo aver trascorso anni in “continente”. Ammaliatrice, di modi convincenti e per certi versi irresistibilmente attraente. Tutti ne erano affascinati, uomini e donne, ma egli, il ringalluzzito, perdutamente innamorato. Niente sapeva dei trascorsi della “continentale”, di ciò che aveva fatto nel suo passato, niente voleva vedere ed intuire dei comportamenti e dei movimenti di lei, ora. Completamente cieco. Istupidito dalle parole, dai discorsi di lei, tutto credeva. Finche’ la sposò. Cominciò però a capire, passata la luna di miele, che, quella che aveva ritenuto una “vergine”, tutta votata al marito, nascondeva qualcosa di oscuro. E’ fu così che scoprì che la “continentale” si era spinta al massimo fino a Roma, dove aveva praticato una antica “nobile” arte e che ora continuava a fare i propri affari anche in paese.
Si ritrovò, scoperto l’inganno, un giorno, davanti allo specchio, in un impeto di rabbia, a gridarsi sopra: “Ammucca aciddazzu, ammucca aciddazzu, ingoia tutto, stupido fesso, gonzo credulone, uccellaccio!”
Spero che gli Italiani, dopo l’ultima mossa del “continentale” pregiudicato Berlusconi aprano gli occhi e non siano poi domani costretti a gridarsi : “Ammucca aciddazzu!”
Ciro Gallo