Io non sono fortunato nelle mie visite a White hart lane. Due volte ci sono andato e due volte abbiamo beccato tre sberle. La prima quando Benitez ha lasciato scorrazzare Bale, affidandolo alla marcatura di un Maicon gia’ sulla china del declino. La seconda quando Stramaccioni, alla fine una delusione, si e’ presentato con Pereira come punta piu’ avanzata, lasciando Palacio in panchina. Non serve soffermarsi su Alvarez.
Ma non e’ di questo che voglio parlare. Cio’ di cui voglio brevemente occuparmi e’ del razzismo negli stadi e della macanza di una vera lotta antirazzista. Quella culturale. In realta’ il “buonismo repressivo” di una connivenza economica non serve. Se, piuttosto che multare, squalificassero il campo e/o bandissero dalle varie competizioni, sarebbe una ottimo cosa. Ma non basterebbe. C’e’ un pressante bisogno di cultura, di spiegazioni, di presa di coscienza che certi atteggiamenti, certe espressioni sono inutili, prive di fondamento, nate dalla rabbia del momento e soprattutto senza alcun effetto sul risultato del match.
E’ capitato che nell’ultimo scontro tra Tottenham e Inter, dopo le offese razziste rivolte, a Milano, ad Adebayor, alcuni giovani interisti, per rabbia, sul 3 a 0, cominciassero a gridare, all’indirizzo dei tifosi ospiti, vecchi insulti razzisti di una Europa che avremmo voluto non fosse mai esistita. E’ bastato che qualcuno, con determinazione e persuasione, facesse notare che quegli insulti erano assurdi, inconcludenti ed offensivi e che sarebbe stato meglio perdere con dignita’, che subito si e’ smesso di gridarli per tutto il resto della partita.
Bisogna avere il coraggio di intervenire in maniera culturalmente decisa e spiegare, senza avere l’arroganza di convincere. Il resto viene da solo.
Esiste pero’, nel nostro calcio in particolare, un altro fenomeno, che avviene invece sul campo di gioco e non sugli spalti. Sempre piu’ accade che giocatori cerchino di indurre in errore gli arbitri, con simulazioni, con stramazzanti cadute , per un lieve contatto di gioco, come se avessero ricevuto una schioppettata alle spalle. Questo soprattutto in area di rigore. Quest’atto disonesto e’ un autentico furto, anche se non punito dalla legge. Queste “furbizie” sono insegnate da alcuni allenatori e “istigate” da alcune societa’. Il vantaggio che ad esse ne deriva e’ economico. Puo’ fruttare milioni di euro!
Abbiamo litigato con la nostra tifoseria quando insultavano Zoro, di cui solo pochi oggi si ricordano. Stigmatizzato chi ingiuriava Kanu, per fare solo due esempi. Ci disgustano oggi i bu rivolti a Balotelli, a cui va tutta la nostra solidarieta’, come emblema di tutti i giocatori neri. Resta per noi inconcepibile una discriminazione per il colore della pelle. Non capiamo dove sia l’umana differenza!
Da Balotelli ci si attende pero’ un comportamento equivalente alla sua bravura. Non ci si aspetta che “imbrogli” cadendo in area per ottenere un rigore. Se questo serve poi a procurare alla sua societa’ un introito immediato di 30 milioni di euro e la possibilita’ di un ulteriore guadagno, a discapito di una squadra concorrente, non e’ forse un comportamento scorretto, “illegale”?
Certamente il furto non e’ paragonabile al razzismo, ma ha il suo peso!
Ciro Gallo