L’Americana è una strana gara ciclistica su pista. Si parte in gruppo e dopo uno o due giri cominciano le eliminazioni: l’ultimo che passa sul traguardo viene eliminato e gli altri proseguono. Ad ogni giro si elimina l’ultimo e così fino a che, all’ultimo giro, restano soltanto in due, che si disputano la vittoria allo sprint.
Quella fu un’Americana molto particolare. Un’Americana a tappe, su strada. Dovettero apportare qualche modifica al regolamento, ma la cosa sembrò funzionare bene, almeno per le prime tappe: ogni giorno veniva effettuata una tappa, breve per la verità e l’ultimo arrivato veniva eliminato e non poteva più presentarsi alla tappa successiva. Alla fine rimasero in tre. Il favorito era senz’altro Selpiddi, generoso rappresentante di una gloriosa scuola ciclistica, capace di sfornare campioni di ogni genere, dal vecchio Picci ai più recenti e meno noti Della Quercia ed Olivares ed all’incompiuto Della Mancina. Selpiddi era accreditato di tempi di gran lunga migliori degli altri, ma l’esperienza a volte unita a una condotta di gara non esemplare di Libera, inatteso outsider esploso dopo il ritiro di Democri, Sociali e poi di Italiano ed Alleanza e la freschezza atletica del sorprendente esordiente Astrocinque avrebbero dovuto indurre alla prudenza. Non fu così e Selpiddi partì subito all’attacco, nell’intento di fiaccare rapidamente le resistenze degli avversari. Fu una corsa a perdifiato, senza risparmio di energie e senza alcun calcolo tattico, né rispetto per il valore degli avversari. Pensava a una cavalcata trionfale che avrebbe alla fine sancito una superiorità che non poteva essere messa in dubbio. Ma aveva fatto i conti senza l’oste. Libera non volle cedere il passo senza lottare ed anzi, con un paio di scorrettezze al limite del regolamento riuscì a costringere Selpiddi a lottare sino alla fine, mentre Astrocinque restava tranquillamente alla finestra, senza spendere soverchie energie e si riservava di intervenire nel finale, con una volata ad effetto. Sull’ultima curva Selpiddi sembrò finalmente fiaccare la resistenza di Libera e Astrocinque era pronto a scattare, quando Libera, con una ulteriore scorrettezza, causò la caduta di tutti e tre i contendenti, costringendo la giuria ad intervenire per riesaminare l’andamento della corsa.
L’attesa era per la definitiva squalifica di Libera, ma la decisione tardava ad arrivare. Nessuno poteva credere a un verdetto diverso, ma invece, inopinatamente ( qualcuno ipotizzò persino la corruzione! ), la giuria decise per la ripetizione della gara, scatenando le ire di coloro che si ritenevano ingiustamente danneggiati. Non ci fu nulla da fare. Il verdetto era definitivo ed i tre contendenti si riportarono ai nastri di partenza.
Selpiddi, livido, stanco ed acciaccato, non trovò di meglio che sfogare la sua rabbia scattando subito al comando e pedalando a tutta forza, nuovamente incurante del dispendio di energie. Libera, altrettanto stanco, ma consapevole del fatto che correva “gratis” si mise a ruota, lasciando fare, in attesa di un prevedibile calo del battistrada. E Astrocinque? Gli sembrava di sognare. Pedalava rilassato, in attesa del finale…
Sans atout