Di sentir citare la generazione dei baby boomers non ne posso più.
Con la scusa che siamo nati in tanti in quegli anni ’50 ci attribuiscono tutte le magagne attuali: abbiamo mangiato tutti i soldi pubblici, abbiamo creato ed occupato troppi posti di lavoro che ora sono improvvisamente inutili, abbiamo fatto tutto e troppo, ed ora… ci presentano l’invecchiamento attivo coatto. Cioè far finta di essere sempre quegli iperattivi iperentusiasti giovanottoni o giovanottone di un tempo, per continuare a lavorare sino a che morte non ci colga. Si’ perché noi non possiamo permetterci di invecchiare, costiamo troppo, è colpa nostra sel’Europa, ed in particolare l’Italia, si trova in questa situazione economicamente disperata, ed ora dobbiamo pagare.
E’ colpa nostra perché stiamo troppo bene e vivremo troppo a lungo (non tutti , si intende: l’allungamento dell’età media calcolata anno dopo anno per posticipare di 3 mesi in 3 mesi l’età pensionabile, è appunto una media: ci sarà chi non avrà nulla del “pollo” e chi lo mangerà per intero).
E così dovunque io vada, servizi pubblici, ambulatori, ospedali, uffici, mi imbatto in anziani e soprattutto anziane (baby boomers, appunto), che recitano la parte di chi sta bene ed è efficiente, attivo, tonico, sempre al lavoro, e mi ci riconosco.
Vedo donne ultra- sessantenni costrette a recitare la parte della donna ancor giovane e piacente, con trucchi improbabili che vorrebbero nascondere gli inevitabili segni del declino fisico, con note esagerate di colore tra gli accessori o l’abbigliamento, per mascherarsi, o forse anche per cercare di sentirsi meno male, per auto convincersi di essere sempre le stesse, mai anziane, mai a riposo nella dimensione della sfera del privato. E’ uno spettacolo triste, molto triste, perché l’andatura, la postura, i movimenti al computer, i riflessi e la memoria tradiscono la verità.
Così questo non è un paese per giovani… ma neppure per anziani.
Nina