La chiesa del Sacro cuore del paese , sita su una piccola altura dominava quasi tutte le case. Luminosa con tutte le sue vetrate che disegnavano mosaici di colori. Il Cuore di Gesu’, Cristo pantocratore , in fondo, sopra l’altare, ci accoglieva tra le sue braccia sin dall’ingresso. Una pace riconoscente, una carezza fisica.
Nei giorni d’estate, scalmanati, entravamo in chiesa dall’oratorio a cercar refrigerio. Fresche erano tutte le sue navate. Appena alzati gli occhi all’altare smettevamo pero’ la nostra corsa, in un silenzio rispettoso. Non che temessimo punizioni ma per venerazione.
C’era sul lato destro della navata laterale, prossimo all’altare, un unico luogo scuro, un angolo in cui era situato il pulpito, quasi nero di colore, che abbracciava pero’ completamente tutta la navata principale.
Seduto, a volte solo, nelle mattine di festa o nei pomeriggi d’estate, mi lasciavo intimorire ed estasiare da quella struttura di legno, che aveva nella sua copertura, in alto, scolpita la colomba dello Spirito Santo. Pensavo, come tutti i ragazzi dell’oratorio. Pensieri fugaci, per fortuna nostra e della chiesa.
Su quel pulpito, attraverso la scaletta a chiocciola, salivano i predicatori, che venivano dalle missioni, a parlarci della parola di Dio ai fratelli neri. La’ i padri salesiani, ogni anno, per la settimana santa, ci leggevano il vangelo e romanzavano con afflato retorico la vita e la passione di Cristo. Sinceri la gran parte. Alcuni pero’, scesi dal pulpito, dopo averci costantemente impaurito, quasi ricattato con l’idea della morte imminente e con i loro inviti al sacrificio, perche’ Dio lo voleva, smessa la tonaca , salivano in canonica a gozzovigliare, anche di Venerdi’ Santo!
A fianco del pulpito , un poco defilata, c’era la modesta statua di S. Biagio, con le tre dita della mano destra spiegate a benedire. Quasi sempre trascurata, tranne il 3 di febbraio, giorno della sua festa e della benedizione delle mele, che sarebbero diventate taumaturgiche. Ceste di mele di ogni specie facevano bella mostra ai piedi della statua. La’ le depositavano i contadini e, prima di farle benedire, le esaminavano una ad una. Stavano molto attenti a vedere se per caso qualcuna di esse non fosse “maliziata”, che non avesse un che di marcio. Trovatala non la buttavano via, enucleavano il pezzo “non presentabile,” e la riponevano nella cesta, per la benedizione. Avrebbe avuto lo stesso potere di quelle “perfette”.
Strane le associazioni di idee. Oggi che ripensavo a tutto questo, mi e’ venuta in mente la valutazione di Silvio Berlusconi di Balotelli, come una mela marcia. Si’, e’ vero Mario ha gli schiribizzi, comuni a tutti i giovani, ha, pare, intrattenuto rapporti con una frequentatrice di Arcore. Una tra le tante accolte, per il piacere, nella villa del cavaliere, che neppure il piu’ esperto dei contadini potrebbe rendere presentabile a S. Biagio.
Da che pulpito!
Ciro Gallo