Voci

Il suo nome non è Giuseppe. Ma noi lo chiameremo così.
Giuseppe è un ragazzo di 25 anni, senza più nessuno in famiglia. Tutti morti, chi per malattia, chi per incidente stradale. Ora è solo. Dolce e silenzioso, è amato da tutti in reparto. Non farebbe male a una mosca. Quando è stato ricoverato non era così. Era inquieto, sospettoso … e parlava … parlava. Con chi? Parlava da solo. Parlava con un compagno invisibile che in qualche modo condizionava le sue scelte.  Sempre sbagliate. Poi, con i farmaci giusti, efficaci, eccolo lì: tranquillo, non è più un problema per nessuno. Ma è triste. Ancora più solo … senza il suo compagno padrone. L’unico con cui poteva parlare nelle lunghe notti insonni e nei giorni noiosi ed inutili.

Forse è per questo. Per non commettere lo stesso peccato che continuiamo a lasciare parlare i nostri politici. Parlano da soli. Nessuno ha più alcun interesse per quello che dicono. Parlano di economia. Parlano di contrasti interni ai partiti. Parlano di elezioni in cui saranno in pochi a votare. Parlano da soli e non lo sanno. Lasciamoli fare se sono contenti così.
Basta che non facciano più danno.

Sans Atout