Palermo. Come al solito

Come al solito, sceso dall’aereo , c’e’ il problema dell’autobus ( del collegamento ferroviario manco a parlarne)  che ti porti in fretta alla stazione , per il primo treno utile,  che e’  sempre  appena partito. Come al solito ti rechi alla portiera anteriore per fare il biglietto. Questa volta no, sono stato respinto. Gentilmene invitato ad andare a farlo al chiosco vicino. Mai stato. Piacevolmente sorpreso, pensando ad un effetto Orlando, mi porto verso la biglietteria. La’ un omino con i baffetti ben curati, stempiato, un po’ tarchiato, cerca di farmi passare avanti a due ragazze , a mia insaputa. Io non sono del pdl ne’ mi chiamo scajola.   Dio ne scampi! Le due  cominciano a gridare, nonostante io avessi subito manifestato la mia intenzione  di rispettare la fila ed invitato il bigliettaio  a servirle. Una reazione da venditrici della ucciria. Ho pensato :” come al solito”. Il disguido comunque era nato dal fatto che i posti disponibili rimasti sembravano essere solo uno e non due, e le ragazze viaggiavano in coppia. Alla fine sono risultati tre!

Palermo e’ una bella citta’ che ti affascina. Piena di monumenti e ville/giardini, almeno quella parte non deturpata dalla speculazione edilizia. Guardata dall’autobus e’ una citta’ che ha un che di attraente, di accoglienza sensuale. Una citta’ in cui ti vorrebbe voglia di vivere. Ci pensi pero’  solo per un attimo, ma poi c’e’ qualcosa che ti respinge. Non e’ tanto la confusione, ” armonia” mediterranea, ma la sporcizia estiva. Carte e foglie per le strade, fino ai cumuli di spazzatura, alcuni accanto agli avventori  di bars, seduti incuranti a consumare le loro bibite, i loro gelati. Inconcepibile per me, che pure sono ( stato) di queste terre, nonostante il filtro dei vetri oscurati dell’autobus. Eppure la gente mi sembra tranquilla. Le ragazze , abbronzate, camminano per le strade senza tradire preoccupazione alcuna, pensiero per il futuro. Mi chiedo se sentano la crisi o se ne abbiano almeno sentito parlare. Ma questa e’ forse solo una mia impressione, dal mio posto a sedere e con l’aria condizionata.  Ancora effetto dei vetri oscurati.

Scendo nel piazzale della stazione, investito da una ondata di calore di un sole cocente e dal rumore di macchine e motorette. Come al solito. La sala  biglietteria  a quest’ora e’ vuota. Sempre polverosa. La giovane impiegata  al di la’ del vetro e’ di una etrema gentilezza. Mi informa su tutto cio’ che chiedo, compresa la richiesta  del biglitto di ritorno. Riattraverso il piazzale, vado al solito bar, perche’ come al solito mi si buca lo stomaco. Consumate anche due paste di mandorla mi porto al binario. Il treno , il treno?!, piuttosto una diligenza sporca e non di graffiti, e’ pronto, ma ancora chiuso. Quando dopo dieci minuti apre, il timore che l’interno sia  come l’esterno, svanisce. I due compartimenti sono puliti, forse unici, l’aria condizionata funziona , anzi toppo. Mi siedo, mi dispongo a leggere.  Mi immergo nella lettura, quando sono, quasi di soprassalto, interrotto  dal giovane rampante, essendo in sicilia/italia, rampante per “merito”, che fa, in poco tempo, un numero impressionante  di telefonate, impartendo disposizioni,  ad alta voce,  alle sei del pomeriggio, a colleghi di ufficio, apparentemente a lui sottoposti,  con un tono cosi’ imperiosamente serioso, come se l’azienda di cui parlava , il mondo dipendessero  da quanto egli stava dicendo in quel momento. Ma cio’ accade anche in altri posti d’Italia, specie in Lombardia, regione in cui abito. Il treno pero’ non parte perche’ manca il capotreno. Anche questo e’ come al solito. C’e’ sempre qualcosa che non va. Finalmente arriva. Mi estraneo  in queste riflessioni, poi inavvertitamente alzo lo sguardo e tutt’intorno  scorre la conca d’oro, il mare argenteo sotto i raggi del sole , nella sua immensa bellezza. Anch’essa immutabile nel tempo, come al solito.

Ciro Gallo