Quando ancora i bambini non avevano videogiochi e telefonini , si divertivano con poco. Non dico con le bambole di pietra o i palloni di carta e pezza degli inizi del secolo scorso, ma con piccole cose, tipo cavallucci di plastica, camion di legno vecchi modelli, palline jo’-jo’.
Giravo tra le bancarelle delle fiere di paese, quella del 14 maggio del mio di paese. Tutto mi affascinava, quasi niente potevo permettermi. Un giorno, possedendo 50 lire , quelle di carta, che i piu vecchi’ di noi ricordano, ragazzo povero, ho potuto comprare un giocattolo povero. Un pupazzo di quelli contenuti in una specie di scatoletta. Schiacciavi un bottone e, come un cucu’, scattava fuori il pupazzo, che batteva le mani , sempre sorridente. Poteva essere un clown, una strega, o una massaia, un po’ in carne, allegra.
Seduto sui tre gradini esterni della mia casa, a pian terreno, passavo lunghe ore del giorno a schiacciare il bottone e fare uscire e quindi reinfilare il pupazzo dentro la scatola. Era un gioco quasi compulsivo , un po’ noioso, in un periodo molto triste. Seguira’ poi quello dei lunghi pomeriggi d’estate a calciare la palla contro la parete , alternativamente di destro e di sinistro. La mia solitudine si mescolava al sudore dei miei capelli e alla polvere della strada. Forse non avevo genitori, nella mia mente ero completamente orfano, in un automatico movimento motorio con equivalente , spossante, autistico turbinio interiore. Fino pero’ alla gioia delle partite di calcio, giocate in un campo sterrato, e allo studio della storia. Se non felice , entrambe le cose mi rendevano tranquillo, quasi appagato. Anche se il vincere ad ogni costo non e’ mai stato un mio desiderio e le verita’ acquisite mai assolute. Ancora da vecchio mi porto dentro questo atteggiamento che ha forgiato la mia vita ed il mio impegno politico. Ancora oggi mi stupisce e mi irrita la gente che non solo vuole vincere ma addirittura stravincere in tutti i campi , nello sport , cosi’ come in economia. Ho davanti agli occhi i greci impoveriti , diseredati , per le strade e senza casa per colpa degli imbroglioni locali, servi di un potere economico che ha visto privilegiati i tedeschi di moralita’ calvinista, vendicativa e punitiva da vecchio testamento, e la partita degli europei di calcio tra Grecia e Germania. Gladiatori mal equipaggiati contro “belve” ben nutrite. Lotta impari. Ad ogni goal/”sacrificio umano”, come il pupo della mia infanzia, vedevo scattare in piedi , un po’ informe, la massaia Merckel , soddisfatta, sorridente, esaltata, applaudire. Nessun ritegno, nessun dubbio che forse non avrebbe dovuto essere la’. Anzi, come un cinico imperatore, era andata a godere del suo trionfo. L’unico dato positivo e’ stato che non ha mostrato il pollice verso. Non ne aveva di bisogno, l’aveva gia’ usato condannando tutto il popolo greco.
Ciro Gallo