Privacy

Bene qui latuit bene vixit ( Ovido – Tristia ).

Più che a Descartes sembra che il detto si addica al nostro ineffabile  garante per la privacy, che, dopo aver contribuito efficacemente alla desertificazione planetaria, costringendoci a firmare innumerevoli moduli che non si capisce chi tutelino, ci nega anche il diritto di essere chiamati per nome, quando sediamo in sala di attesa di un medico.

Il motivo per cui il nostro nome deve essere celato, è forse che la malattia è un crimine, o comunque qualcosa di cui vergognarsi?

In effetti non c’è pudore nell’esporsi con nome e cognome quando partecipiamo ad una competizione sportiva  o quando portiamo in bella evidenza un badge, che ci identifica ad un congresso, o anche semplicemente sul posto di lavoro. La malattia invece stimola il nostro senso del pudore e non vogliamo riconoscerla, prima ancora di farla conoscere agli altri. Ma non ne restiamo immuni, né siamo immortali. Questo è certo e prima o poi il nostro nome sarà iscritto anche su una lapide… A meno che il Garante non riesca ad esorcizzare anche la morte.

Sans Atout